L’installazione di una nuova antenna 5G in via Siracusa 36, angolo via Giovanna d’Arco, nella frazione di Belvedere (Siracusa), ha acceso un acceso dibattito pubblico. L’intervento, richiesto da Inwit S.p.A. per conto di Vodafone, è stato reso noto tramite avviso pubblico dal Comune, ma ha subito sollevato forti preoccupazioni tra cittadini, attivisti e rappresentanti istituzionali.
Il movimento Controcorrente, attraverso il responsabile del Faro N.2 Sebastiano Musco, ha denunciato l’assenza di controlli e verifiche da parte dell’amministrazione comunale, nonostante lo stanziamento di circa 50.000 euro per la mappatura delle antenne. Musco ha sollevato dubbi sulla distanza dell’impianto dalle abitazioni, sulla regolarità delle autorizzazioni (inclusa quella della Soprintendenza ai Beni Culturali) e ha chiesto l’intervento dell’ARPA Sicilia per un monitoraggio indipendente sui potenziali rischi per la salute.
A rafforzare la protesta, sono intervenuti anche i consiglieri comunali Salvo Ortisi e Martina Gallitto del gruppo Grande Sicilia, che hanno espresso ferma contrarietà all’installazione:
“Non possiamo subire scelte che incidono direttamente sulla salute dei cittadini e sull’ambiente urbano.”
I consiglieri hanno chiesto che tutte le verifiche tecniche e sanitarie siano eseguite e rese pubbliche, nel rispetto della massima trasparenza. Hanno inoltre rivolto un appello all’on. Giuseppe Carta, presidente della IV Commissione all’ARS, affinché intervenga con gli strumenti istituzionali a sua disposizione. È stata annunciata anche la volontà di proporre al Sindaco Francesco Italia una modifica al regolamento comunale per introdurre una distanza minima di sicurezza tra le antenne e i luoghi sensibili.
Il caso di Belvedere si inserisce in un contesto regionale più ampio: nel vicino Comune di Canicattini Bagni, l’amministrazione ha recentemente revocato l’autorizzazione a un’antenna 5G in Contrada Bosco di Sopra, ritenuta troppo vicina a scuole, parchi e centri sanitari. Una decisione presa in nome del principio di precauzione, che ha rafforzato il senso di disparità tra le comunità coinvolte.
La vicenda riaccende il dibattito tra innovazione tecnologica e tutela della salute pubblica, con i cittadini di Belvedere che chiedono risposte chiare, regole certe e maggiore coinvolgimento nelle scelte che riguardano il loro territorio.