L’Associazione Meter, impegnata da oltre 35 anni nel contrasto alla pedofilia e ogni forma di violenza su minori e vulnerabili, segnala e denuncia l’esistenza di un gruppo Telegram dal nome “Dipreisti”, attivo dal 2019 e già più volte eliminato ma sempre ricreato, che continua a diffondere contenuti di natura sessuale non consensuale.
Al suo interno — come documentato — migliaia di uomini si scambiano foto e video delle proprie compagne, mogli, fidanzate, figlie, e in privato persino materiale pedopornografico con minori. I messaggi sono inequivocabili: “Chi scambia mino?”, “Scambio figlia”, “Do indirizzo di casa per stuprare moglie”.
Ad oggi, il gruppo conta 15.833 membri: quasi sedicimila persone che trasformano la fiducia, l’amore e l’intimità in merce di scambio, alimentando una rete di violenza digitale e psicologica. Donne ignare private della propria dignità, ridotte a “contenuti” da coloro che avrebbero dovuto proteggerle.
Non si tratta di pornografia, non si tratta di goliardia. Si tratta di violenza. Si tratta di crimine.
Il gruppo “Dipreisti”, già segnalato più volte e rimosso sia da Telegram che dalla Polizia Postale, rinasce sistematicamente grazie a “gruppi di riserva”, dimostrando la gravità di un fenomeno che si autoalimenta e resiste ai controlli.
Associazione Meter ribadisce la necessità di:
• un intervento immediato e coordinato delle autorità competenti;
• una maggiore responsabilizzazione delle piattaforme digitali, che non possono limitarsi a chiusure temporanee;
• una presa di coscienza collettiva, perché il silenzio e l’indifferenza equivalgono a complicità.
“È ora di chiamare le cose con il loro nome” — dichiara Fortunato Di Noto, fondatore di Meter — “Questi non sono gruppi di intrattenimento, ma centrali di violenza sessuale digitale che devastano le vite di donne, ragazze e bambine; non basta rimuovere il gruppo: è necessario identificare e perseguire le persone che da sei anni lo alimentano e lo fanno rinascere a ogni chiusura. Bisogna agire subito e con fermezza”