Nel pomeriggio di ieri la Squadra Mobile ha eseguito il fermo di Polizia giudiziaria nei confronti di quattro egiziani e di un siriano di circa trent’anni.
I cinque sono stati intercettati dalla Capitaneria di Porto di Siracusa il pomeriggio precedente al largo della costa, insieme ad altre trentasei persone di varia nazionalità, in prevalenza bengalesi, compresi diciassette minori tutti egiziani.
Dopo le procedure di identificazione a cura dell’Ufficio Immigrazione e della Polizia Scientifica presso il Porto di Augusta, gli investigatori hanno raccolto elementi gravemente indizianti circa la responsabilità dei cinque nella conduzione della traversata. Da una prima ricostruzione dei fatti, che dovrà trovare riscontro nella fase processuale nel contraddittorio tra le parti quando si formeranno le prove, è emerso che ciascuno di essi, partiti insieme agli altri migranti dalle spiagge libiche nei pressi di Bengasi, avesse uno specifico ruolo, mantenuto durante tutta la navigazione. È stato infatti individuato il comandante, egiziano, coadiuvato alla guida da altri due connazionali; tutti e tre avevano la disponibilità di un telefono satellitare e un GPS, che erano stati consegnati loro alla partenza dai libici. Quanto agli altri due, un altro egiziano ed il siriano, oltre ad occuparsi del rifornimento dei motori, gestivano la distribuzione di cibo ed acqua agli occupanti. Sul punto, particolare toccante, che ha messo in luce la totale mancanza di sensibilità dei cinque, è quanto ha raccontato uno dei naufraghi, cioè che l’acqua potabile a bordo era scarsissima e veniva data in prevalenza agli egiziani e chi osasse lamentarsi veniva minacciato con un tubo di plastica, che uno dei cinque brandiva, prospettandogli addirittura di essere buttati in mare.
Siracusa: la Polizia di Stato ferma cinque scafisti
