Uno spettacolo che unisce, mette insieme le varie abilità dei giovani protagonisti e lascia spazio alla
riflessione.
Gli alunni dell’Istituto d’istruzione superiore di Palazzolo Acreide hanno messo in scena all’auditorium comunale lo spettacolo di teatro inclusivo “Il Proboviro” ispirato all’omonima opera teatrale di Pippo Fava.
La prima era aperta alla scuola, lo spettacolo verrà replicato per la cittadinanza il 13 giugno alle 21 al
Cineteatro King.
A curare lo spettacolo Massimo Pantano, con le docenti referenti Teresa Pantano, Maria Assunta Caligiore e Natya Migliori, che in questi mesi hanno preparato gli studenti delle diverse classi dell’Istituto che hanno studiato l’opera e l’hanno adattata alla contemporaneità. Il progetto di teatro inclusivo si inserisce tra le numerose iniziative promosse dall’Iis di Palazzolo Acreide, guidato dal dirigente scolastico Renato Santoro, e che ha diversi indirizzi di studio, il Tecnico Industriale, l’Alberghiero, l’Agrario, i Licei Classico, Linguistico, Scienze Umane, Artistico.
I giovani attori protagonisti sono: Alexei Corrente, Gabriele Musso, Alisja Ferla, Giulia Pantano, Ylenia Pantano, Giada Caligiore, Ylenia Spata, Iside Di Pietro, Valentina Sorrentino, Simone Gianino, Annalisa
Gionfriddo, Daniel Grumazesco, Gioacchino Cannizzo, Alessio Tinè, Marco Tartaglia, Carlantonio Arguiulo,
Filippo Carcassi, Gabriele Intagliata, Francesco Formica, Michele Sortino, Aurora Pantano, Riccardo Barone,
Carmine De Luca, Gesualdo Sbriglio, Lorenzo Grumazesco, Giuseppe Gallo.
Il Proboviro” è una delle opere teatrali più significative di Giuseppe Fava, scritta nel 1972, che si inserisce
nel contesto della sua produzione artistica e giornalistica di denuncia. La vicenda ruota attorno ad un
personaggio che, in una comunità segnata dalla corruzione e dall’ipocrisia, si confronta con le ingiustizie,
giudica e media tra le persone, ma nel contesto dell’opera, questo ruolo assume un significato ironico, in
quanto il personaggio si trova a fare i conti con la realtà distorta che lo circonda.
Nonostante l’opera sia radicata nella Sicilia degli anni ’70, i suoi temi di corruzione, potere e giustizia sono
universali e continuano a risuonare anche oggi.
“Abbiamo scelto di rappresentare un testo di Giuseppe Fava – spiegano i docenti -, non soltanto perché è stato un nostro illustre concittadino, di cui quest’anno ricorre il centenario della sua nascita, ma soprattutto perché con il suo lavoro intendeva scuotere la coscienza collettiva sfidando le convenzioni sociali e culturali e cercando di dar voce a chi veniva messo ai margini.
Possiamo considerare Fava un precursore di quel concetto di inclusione portato avanti dal nostro istituto da anni. Anche se non usava la parola “inclusione”, Giuseppe Fava lottava per una società più giusta, equa e solidale, dove nessuno fosse lasciato indietro. Il suo impegno civile e la sua opera possono oggi essere letti come un esempio forte di inclusione sociale e culturale”.