Emergono nuovi inquietanti dettagli dall’inchiesta antimafia “Borgata-Ortigia”, coordinata dalla Procura Distrettuale di Catania, che ha portato all’arresto di quattro presunti affiliati a un clan mafioso con base operativa nel cuore turistico di Ortigia, a Siracusa.
Secondo quanto ricostruito da Carabinieri e Guardia di Finanza, il gruppo criminale avrebbe potuto contare su una rete di fiancheggiatori, tra cui due agenti della Polizia Municipale di Siracusa, un medico in servizio in una clinica privata e un dirigente dell’Asp.
Il “mondo di mezzo” siracusano Il medico e il dirigente Asp sono accusati di essersi rivolti alla cosca per il recupero forzato di un credito di 30.000 euro, legato a uno scambio di auto di lusso. L’incontro con gli esponenti del clan sarebbe avvenuto nel 2021 in un chiosco di Ortigia, dove al debitore sarebbe stata sottratta un’auto come “acconto”.
Agenti infedeli e soffiate sui controlli I due vigili urbani indagati avrebbero fornito informazioni riservate al gruppo mafioso, tra cui soffiate su controlli programmati sugli “ape calessini” – un servizio turistico molto caro al clan – e accessi abusivi al portale della Motorizzazione Civile per ottenere dati anagrafici e veicolari.
In un’intercettazione, uno degli arrestati afferma:
“I confidenti l’avemo boni”, riferendosi proprio agli agenti municipali.
Favori e coperture Tra gli episodi emersi, anche un incidente stradale in cui uno degli arrestati avrebbe ottenuto un indennizzo di oltre 5.000 euro grazie all’intervento di uno dei vigili. In un altro caso, un blitz dei vigili in un chiosco legato al clan sarebbe stato anticipato telefonicamente da una vigilessa, vanificando l’azione.
L’indagine, avviata nel 2021, ha portato a 26 indagati e punta a far luce su una rete criminale che intreccia mafia, colletti bianchi e istituzioni infedeli, in un contesto che ricorda il “mondo di mezzo” emerso in Mafia Capitale.